Milano ordina. Uccidete Borsellino - Alfio Caruso (Longanesi)

Pubblicato il da Libreria Fahreheit 451 Quarrata

milano ordina uccidete borsellino“Borsellino mostrava di conoscere determinate vicende: mostrava soprattutto di non avere alcuna ritrosia a parlare dei rapporti tra mafia e grande imprenditoria del Nord, a considerare normale che le indagini dovessero volgere in quella direzione; non manifestava alcuna sudditanza psicologica, nzi una chiara propensione ad agire con gli strumenti dell’investigazione penale senza rispetto per alcun santuario e senza timore del livello al quale potessero attingere le sue indagini, confermando la tesi degli intervistatori che la mafia era non solo crimine organizzato, ma anche connessione e collegamenti con ambienti insospettabili dell’economia e della finanza.”……. Dalla sentenza d’appello del processo “Borsellini Bis”. Caltanissetta, 18 marzo 2002.

 

Diciotto anni dopo ignoriamo chi aziono il telecomando della strage di via D’Amelio, in cui vennero macellati Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. La mattanza di quel 19 luglio 1992 è stata fin qui un insieme di domande senza risposte: in che modo è sparita l’agenda rossa nella quale Borsellino segnava incontri, confidenze, ipotesi di lavoro? Dov’era posizionato il misterioso uomo con il telecomando? Fino a che punto i servizi segreti sono stati coinvolti della trama? Gli inquirenti hanno sbagliato per amore di carriera o per coprire pezzi dello Stato coinvolti con le cosche? Le rivelazioni di Gasparre Spatuzza hanno, infatti, sbugiardato la ricostruzione ufficiale dell’eccidio su cui si sono basati tre processi con 47 condannati.

Oggi sappiamo soltanto che Cosa Nostra partecipò alla preparazione dell’attentato e che Borsellino non fu ucciso per il fallimento della trattativa condotta dai carabinieri con Riina attraverso la mediazione di Vito Ciancimino. La minuziosa rilettura d’ingialliti verbali, le dichiarazioni di antichi testimoni, l’incrocio di vecchie e nuove verità aprono uno scenario rabbrividente. Sullo sfondo campeggia inquietante il Ros dei carabinieri: a che gioco giocava? Assodato che fu Provengano a consegnare Riina, quali garanti dal gennaio ’93 hanno protetto la latitanza di “zu Binnu”, non a caso arrestato dalla polizia?

Un filo rosso lega via D’Amelio a Capaci. Falcone e Borsellino puntavano su Milano, da oltre vent’anni vera capitale della Mafia. All’interno dei suoi insospettabili salotti i boss avevano trovato i complici per riciclare e moltiplicare le centinaia di miliardi guadagnati con il traffico internazionale degli stupefacenti. L’appoggio di banchieri, imprenditori, finanzieri aveva consentito alle “famiglie” siciliane di trasformarsi in un impero economico capace di condizionare la vita del Paese: molti, dunque, volevano stoppare i due magistrati palermitani.

Nei suoi cinquantasette giorni di corsa contro la morte Borsellino aveva capito il complesso meccanismo di quattrini e di complicità nel quale persino Riina e Provengano agivano spesso da pupi, anziché da pupari. Ma lo Stato, nel cui nome Paolo sfidava il Male, fece ben poco per proteggerlo.

Questo libro vi racconta come e perché.

 

Milano ordina. Uccidete Borsellino

Alfio Caruso

Longanesi € 15,00

 

  

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