Revolutionary Road - di Richard Yates (Minimum Fax)

Pubblicato il da Libreria Fahreheit 451 Quarrata

È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.

 

È come un dramma recitato in uno squallido teatro parrocchiale, la storia dei Wheeler. È la storia di due trentenni americani che negli anni Cinquanta vivono alla periferia di New York. Una coppia che ha vissuto soltanto l’eco dei ruggenti anni Venti e che ne porta addosso i graffi: l’ambizione frustrata e il fallimento traspaiono da ogni gesto, colano dagli specchi deformati della loro casa piccolo borghese.
È Richard Yates, nel 1961, a dare il via alla disillusione americana, pubblicando un romanzo che presto diventò un cult per un’intera generazione di scrittori, Carver in testa. Pubblicato per la prima volta in Italia da Garzanti nel 1964, con il titolo I non conformisti, nel 2003 è stato riproposto da Minimum fax e ora la casa editrice romana lo ristampa in una nuova veste editoriale e con la prefazione di Richard Ford. Ed è proprio scorrendo le righe scritte da Ford che si comprende il motivo per cui anche Hollywood, a distanza di quasi sessant’anni, abbia riscoperto il talento letterario di Richard Yates, lanciando un film, intitolato appunto Revolutionary Road, che si annuncia come un successo clamoroso.
Una contemporaneità disarmante, quella di Yates, uno scrittore capace di cogliere le nevrosi di una società che si compiace della propria immagine, pur essendo perfettamente cosciente dalla propria ipocrisia. Frank e April, i giovani protagonisti del romanzo, sanno perfettamente di essere stati risucchiati all’interno delle dinamiche perverse della middle class americana, e sanno anche che i fasti e gli slanci de Il grande Gatsby sono lontani dagli insulsi aperitivi che trangugiano in compagnia dei vicini. Sono l’ombra dell’immagine del mito americano di quegli anni, della famiglia bianca, mononucleare, che cerca la propria affermazione all’interno del nascente capitalismo avanzato, ma che trova soltanto la violenza delle aspirazioni represse.
Il lavoro, in un vecchio stanzone male illuminato in cui cento impiegati sono separati da sottili pareti divisorie; il viaggio in treno verso casa, insieme a frotte di pendolari; il vialetto di una casa bianca, plastificata, igienizzata, il tutto accompagnato da un sorriso blando, vari bicchieri di Martini e una quantità imprecisata di sigarette. La loro più grande ambizione, quella di mollare tutto per andare a vivere a Parigi con i loro due figli, si infrange di fronte all’inettitudine della vita quotidiana, all’incapacità cronica di affrontare tutto, la passione come la noia, lo slancio e l’apatia. Attraverso una serie di immagini sovraesposte, in cui l’attenzione per i movimenti impercettibili, le smorfie, i riflessi incondizionati esprime un uso quasi pornografico della penna, Richard Yates trasmette tutto il disagio dell’Occidente. Lo fa in tempi non sospetti, cioè quando il modello americano iniziava ad essere esportato in tutto il mondo, ma ritorna prepotentemente attuale in questi giorni, quando nessuno dubita degli effetti virali di quel modello, quando neanche la scrittura sontuosa di Yates, è capace di riscattarlo. ---(da I.B.S.) ---

 

Revolutionary Road

Richard Yates

Minimum Fax      18,00
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